Solitamente, quando si pensa ad un orologio "dagli occhi a mandorla", compaiono in testa immagini della triade Seiko/Citizen/Casio.
Ma...in passato ci fu anche chi gli diede filo da torcere, ed ottenne anche un buon riscontro negli anni 70' in Italia: Ricoh.
Avrete sicuramente visto il mio Day Date Dynamic Wide. Ma quanti di voi sanno che Ricoh ed Hamilton furono "sposati" per un certo periodo? E che Takano "osò" addirittura incassare ETA, Unitas e Felsa, con sommo scorno dei nazionalisti giapponesi, realizzando la serie "dal gusto propriamente occidentale" Chateau?
Questo è il primo di una serie di post che si prefigurano lo scopo di raccontare una bella storia, putroppo non conosciuta da molti.
Iniziamo col botto, allora:
http://seikoholics.yuku.com/topic/91#.Tq60HXLvEp4
Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
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Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Vi meritate il Vostok Amphibia 2.0!
Re: Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Molto interessante!
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Homo sapiens non urinat in ventum (saggezza popolare, cit. Blackwatch R.I.P.)
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Re: Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Sto cercando del materiale fotografico originario. Però a breve vi parlerò di un classico Ricoh, che è stato "ripetuto" da altre case: il WorldTimer:
Una macchina anni 70' "Da paura", per alcune soluzioni geniali adottate, come l'impressionante riserva di marcia di quasi 50 ore per l'epoca, ottenuta rallentando il Calibro 61 a 3Hz prima, 4Hz poi,, montando una molla generosissima ed implementando un sistema ad invertitori che altri non era che versione a rotelline del Magic Lever Seiko, già vista sul Dynamic Wide "Medallion" da 3Hz, ingiustamente chiamato homage del Day Date Rolex, quando invece si trattava d'un bizzarro caso di convergenza evolutiva ;)
E per terminare in bellezza:
Ricoh riprese il progetto P2 dei "cugini" americani Pulsar, mettendo a frutto l'esperienza maturata col breve matrimonio con Hamilton, realizzando queste macchinine interessanti.
Restate con noi: l'emozione continua!
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Re: Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Bella storia che ignoravo totalmente, grazie.
God save the King
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Re: Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Riferimento fotografico: Essendo i Worldtimer non molto diffusi in Italia e non possendendolo ancora, le foto sono prese dal web.
L'anno era il 1970/1971 circa. All'epoca Ricoh, che ancora si stava leccando le ferite dalla partnership spezzata con Hamilton, ed aveva perso l'egemonia sui meccanismi elettromeccanici (Il Ricoh 555, che era finito ad equipaggiare orologi da "Mall" o marchi cadetti come Vanguard, dopo aver mosso questa bellezza:),
volle riaffacciarsi sul mercato occidentale proponendo qualcosa di nuovo, coloratissimo, che incontrasse il gusto imperante dell'epoca per le tinte vivaci, soluzioni futuribili, linee squadrate, ed aspetto massico.
(Foto di Diego Renoldi, sorgente WuS)
La prima variante colpiva per lo stile ibrido: strano a dirsi, ma questo modello, che appare più "vicino" ai nostri canoni estetici è del 1972, ed è rimasto in produzione fino al 1980. Un orologio comunque moderno anche ai nostri occhi, ed abbastanza estremo solo in alcuni dettagli, a cominciare dalla cassa "peso massimo" da 43mm dell'epoca (come si evince facilmente dal gioco sfere e posizionamento del datario, che tradiva la presenza del collaudato calibro 61 da 23 rubini per 21600 alternanze) e ben 33 città, quando gli altri worldtimer si fermvano alle più canoniche 18/22.
Questa versione, disponibile solo con un quadrante bianco, tuttavia affollato e vistosetto, fu affiancato da un modello meno gargantuesco, forse più classico nelle linee e colori anni 70', però più indossabile,
(Foto tratta da Large Vintage Watches)
Con i suoi 39mm, le indicazioni delle città spostate sulla ghiera esterna, e l'inconfondibile doppia corona per azionare quella interna. Forse meno fascinoso, ed ai nostri occhi meno "attuale" del suo fratello, ma all'epoca fu successo.
Anche lui era equipaggiato dal "solito" Cal.61, come molti Ricoh dell'epoca, ma con una piccola modifica: il vero punto debole del movimento giapponese, la scarsa efficacia della ricarica automatica al polso, fu risolto abbandonando la vecchia forma del rotore, per una più pesante ed eccentrica, e fu anche lasciato indietro il vecchio sistema d'invertitori simili al magic lever per un sistema forse più convenzionale, ma che risolse il problema, senza incrementarne la rumorosità, dislocando parte dell'ingranaggio proprio sul rotore :)
(Foto da WristSushi)
L'anno era il 1970/1971 circa. All'epoca Ricoh, che ancora si stava leccando le ferite dalla partnership spezzata con Hamilton, ed aveva perso l'egemonia sui meccanismi elettromeccanici (Il Ricoh 555, che era finito ad equipaggiare orologi da "Mall" o marchi cadetti come Vanguard, dopo aver mosso questa bellezza:),
volle riaffacciarsi sul mercato occidentale proponendo qualcosa di nuovo, coloratissimo, che incontrasse il gusto imperante dell'epoca per le tinte vivaci, soluzioni futuribili, linee squadrate, ed aspetto massico.
(Foto di Diego Renoldi, sorgente WuS)
La prima variante colpiva per lo stile ibrido: strano a dirsi, ma questo modello, che appare più "vicino" ai nostri canoni estetici è del 1972, ed è rimasto in produzione fino al 1980. Un orologio comunque moderno anche ai nostri occhi, ed abbastanza estremo solo in alcuni dettagli, a cominciare dalla cassa "peso massimo" da 43mm dell'epoca (come si evince facilmente dal gioco sfere e posizionamento del datario, che tradiva la presenza del collaudato calibro 61 da 23 rubini per 21600 alternanze) e ben 33 città, quando gli altri worldtimer si fermvano alle più canoniche 18/22.
Questa versione, disponibile solo con un quadrante bianco, tuttavia affollato e vistosetto, fu affiancato da un modello meno gargantuesco, forse più classico nelle linee e colori anni 70', però più indossabile,
(Foto tratta da Large Vintage Watches)
Con i suoi 39mm, le indicazioni delle città spostate sulla ghiera esterna, e l'inconfondibile doppia corona per azionare quella interna. Forse meno fascinoso, ed ai nostri occhi meno "attuale" del suo fratello, ma all'epoca fu successo.
Anche lui era equipaggiato dal "solito" Cal.61, come molti Ricoh dell'epoca, ma con una piccola modifica: il vero punto debole del movimento giapponese, la scarsa efficacia della ricarica automatica al polso, fu risolto abbandonando la vecchia forma del rotore, per una più pesante ed eccentrica, e fu anche lasciato indietro il vecchio sistema d'invertitori simili al magic lever per un sistema forse più convenzionale, ma che risolse il problema, senza incrementarne la rumorosità, dislocando parte dell'ingranaggio proprio sul rotore :)
(Foto da WristSushi)
Vi meritate il Vostok Amphibia 2.0!
Re: Takano/Ricoh: un pezzo di storia d'orologeria dimenticata.
Carino il world timer!
A day without laughter is a wasted day (Charlie Chaplin)
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